I manicomi vengono concepiti tra il XIX e il XX secolo come conseguenza della ricerca psichiatrica. Essi sono l’evoluzione del cosiddetto sanatorio, ovvero la struttura nella quale venivano reclusi e controllati gli emarginati sociali, i pazzi ed i malati infettivi, con modalità simili a quelle del carcere.
Ad oggi gli ospedali psichiatrici sono ufficialmente chiusi; ciò nonostante non sono riusciti ad assimilare totalmente quella serie di trasformazioni definite dalla “Legge Basaglia”. Gran parte delle ex strutture ospedaliere sono ormai completamente abbandonate, mentre alcune continuano ad ospitare, in quasi totale isolamento, pazienti con disturbi mentali.
Tuttavia nell’Ex Ospedale Psichiatrico di Genova Quarto la situazione sta cambiando, è in atto il recupero del manicomio da parte della cittadinanza attiva e la rigenerazione urbana sembra essere alle porte.
La proposta di costruire un manicomio ex novo viene esposta dall’Amministrazione provinciale di Genova nel 1892. Fino ad allora, sul territorio genovese, i malati di mente venivano accolti dagli Spedali Civili nelle sedi di Ospedaletto, Pammatone e via Galata: quest’ultima, progettata dall’architetto Carlo Barabino ed inaugurata nel 1841, era strutturata per ospitare 400 infermi, ma risultava sovraffollata già negli anni Settanta¹. Viene pubblicato un bando di concorso, al fine di costruire un nuovo manicomio a Quarto dei Mille, individuando un’area di 70.000 mq ad Est del territorio urbano.
Nel bando vengono definite alcune tracce progettuali²: i servizi devono essere progettati in gallerie coperte che mettano in comunicazione i padiglioni fra di loro, sia al piano terra che al piano superiore; inoltre l’intera struttura deve essere divisa in due grandi blocchi di eguale capacità, per accogliere i due sessi separatamente, e gli edifici dei “servizi generali” devono dividere le due parti del complesso. La struttura deve ospitare 700 malati, ricoverati in cinque sezioni diverse (tranquilli, epilettici e mesti, semi-agitati, agitati ed infermi).
Vince il concorso l’ingegnere Vincenzo Canetti, e l’esecuzione dei lavori viene affidata alla ditta milanese Francesco Minorini. I lavori procedono rapidamente, già nel 1895 viene completata parte del progetto, così 377 pazienti sono accolti nel nuovo manicomio: essi vengono trasferiti all’alba con mezzi appositamente noleggiati, al fine di evitare “l’inopportunità della folla, che certamente si sarebbe agglomerata lungo le vie ad osservare il convoglio dei pazzi”³.
Ugo Maccabruni viene nominato Direttore con l’obbligo di stabilirsi a Quarto e la struttura inizia a funzionare.
Malgrado le dimensioni del complesso, dopo solamente un anno è palese la mancanza di posti letto. Il Direttore del manicomio inizia ad esprimere perplessità sulla conformazione degli spazi, in particolare per quanto riguarda il comparto “agitati”, infatti “i cortiletti piccoli e ristretti”⁴ non sono più conformi con le nuove vedute della scienza manicomiale. Nel 1904 i pazienti residenti a Quarto passano da 973 a 1010⁵, tra cui alcuni bambini sistemati nel reparto “semiagitati” ed altre bambine alloggiate senza criterio nei vari reparti. La mortalità tra i ricoverati raggiunge il 10% a causa della tubercolosi e risulta evidente la necessità di una nuova struttura. A causa del sovraffollamento, le stanze da bagno sono indecenti, “i dormitori sono occupati da un numero di letti di gran lunga superiore alla capacità consentita”⁶ e in alcuni casi non è possibile il passaggio di una persona tra un letto e l’altro; inoltre nelle stanze di isolamento sono collocati fino a quattro letti.
Finalmente i primi padiglioni del nuovo manicomio di Cogoleto vengono aperti, tuttavia le condizioni igenico-sanitarie della struttura di Quarto non migliorano, tanto che l’anno seguente si verifica un’epidemia di colera che provoca 56 morti.
Intanto, nel 1913, viene definitivamente demolito il manicomio di Via Galata, anche a causa della crescente urbanizzazione residenziale alla Foce del Bisagno.
Nel 1924 la Deputazione provinciale attua alcune misure di miglioramento e le condizioni del manicomio di Quarto iniziano a cambiare.
La Provincia, nel 1927, unifica sotto un unico Dipartimento Sanitario la struttura di Quarto e di Cogoleto. Nella prima dispone l’accettazione ed i malati guaribili, nella seconda i laboratori ed i malati cronici inguaribili. Il termine “manicomio” viene sostituito dalla denominazione “ospedale psichiatrico”.
Viene finanziato un progetto che prevede due padiglioni di osservazione e due di isolamento, inoltre, al fine di incrementare la capienza della struttura, vengono progettati sei padiglioni “a villaggio”.
Il progetto dell’architetto Pietro Fineschi viene approvato dal Rettorato provinciale, così nel 1933⁷, con “rito fascista”, vengono inaugurati nuovi edifici di accettazione, osservazione e cura. Un anno dopo la Provincia istituisce “Villa dell’Isola” e successivamente “Villa Marina”: due case di cura per infermi neuropsichici d’ambo i sessi appartenenti alle classi medie e agiate.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1942 ed il 1945, gli edifici di Quarto sono occupati dai militari italo-tedeschi ed i pazienti vengono trasferiti a Cogoleto.
Concluso il conflitto mondiale, l’ospedale si ripopola progressivamente ed il primo intervento nel dopoguerra risale al 1963, quando a causa dell’aumento del tasso di mortalità, viene creata una Commissione speciale al fine di valutare le condizioni della struttura. Nello stesso anno nasce la “psicoterapia” e si definisce un piano di ristrutturazione per l’intero complesso di Quarto.
Nel 1969 viene inaugurato un nuovo padiglione (“il Polmone”) destinato alle attività ergosocioterapeutiche. La “Legge Mariotti”⁸ abolisce la ghettizzazione riportando gli standard dell’assistenza manicomiale ai parametri degli ospedali comuni. L’ospedale psichiatrico assume una dimensione sempre meno “psichiatrica”, inserendo tra i ricoverati anche i poveri e gli emarginati.
Contemporaneamente, il lavoro di Franco Basaglia⁹ mobilita operatori e sindacati, così nel 1974 viene pubblicato il Libro bianco sui manicomi genovesi¹º.
L’anno seguente il Consiglio provinciale approva il nuovo Regolamento dei Manicomi¹¹, ma all’alba della Legge n.180¹², nel 1978, la struttura viene progressivamente dismessa. Nel dicembre dello stesso anno viene approvata la Legge n.833¹³, che conferma e sviluppa i contenuti della 180, meglio nota come “Legge Basaglia”.
Antonio Slavich, collaboratore di Basaglia, viene chiamato nel 1978 a dirigere l’Ospedale Psichiatrico di Quarto. Sulla linea delle esperienze di Gorizia e Parma tra gli anni ’60 e 70′, Slavich prosegue un’attività riformatrice nella cura dei malati di mente, supportando una riflessione socio-politica sulla trasformazione del trattamento della follia.
Vengono aperti quattro SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura) e nove servizi territoriali che completano la struttura sanitaria.
Nel 1988 nasce l’Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli che, insieme al Centro Basaglia ed alla Cooperativa Scopa Meravigliante, aiuta i pazienti in un percorso di reinserimento sociale e lavorativo.
L’ospedale psichiatrico di Quarto viene formalmente chiuso nel 1997.
Nonostante la “chiusura del manicomio” il complesso continua ad ospitare funzioni sanitarie, in particolare l’accoglienza e la cura dei malati psichiatrici, oltre ad uffici ed ambulatori dell’ASL (Azienda Sanitaria Locale).
Le attività di carattere sociale e culturale cominciano ad inaridirsi dopo alcuni anni.
Nel 2000 si pensa di collocare l’Istituto Italiano di Tecnologie nella struttura di Quarto, ma successivamente verrà localizzato a Morego.
Nel 2008, l’ASL decide di attuare una cartolarizzazione dei beni, i quali includono anche i padiglioni degli anni ’30 ed altre palazzine del complesso che vengono vendute alla società Valcomp2, partecipata da Fintecna, oggi Cassa Depositi e Prestiti (CDP). I cosiddetti “padiglioni ottocenteschi” restano proprietà dell’ASL, conservando le funzioni sanitarie ed alcune attività socio-culturali sempre più marginali.
Questa prima privatizzazione è contraria a tutti i principi della Legge n.180, coinvolgendo la vendita dei principali accessi del complesso genera l’isolamento fisico ed istituzionale della struttura ottocentesca.
Su queste basi, nel 2012, nasce il Coordinamento per Quarto, il quale, attraverso una battaglia politico-sociale difende gli 80 pazienti ancora presenti nella struttura; inoltre protegge la collina di Quarto dalla speculazione edilizia che è più interessata alla costruzione piuttosto che al recupero. Il Coordinamento riunisce sotto un unico organico i rappresentati delle attività che orbitano attorno all’ex manicomio, questa assemblea promuove un percorso alternativo che non prevede la vendita della struttura, affermando che “il manicomio di Quarto rimanda ad una memoria viva che incrocia la vita di tante persone”¹⁴ e questa memoria deve essere tutelata.
Con la nuova Amministrazione Doria si riapre il dialogo con le istituzioni, così nel novembre 2013 viene siglato l’Accordo di Programma¹⁵. Questo documento fondamentale definisce i seguenti punti: attribuire al complesso storico il ruolo di polarità urbana promuovendone la memoria storica e le funzioni socio-sanitarie, potenziare le relazioni con il contesto urbano individuando migliori modalità di accesso e di fruibilità, conservare e testimoniare il valore storico della struttura attraverso l’individuazione di un mix funzionale che favorisca la sinergia tra pubblico e privato. In sintesi l’Accordo sancisce che la maggior parte delle funzioni ancora esistenti rimangano operative: funzioni residenziali per la disabilità e la salute mentale, il Centro dei Disturbi Alimentari, le funzioni formative Universitarie e di ASL 3, funzioni culturali e sociali attraverso il Centro Sociale, la Coop Scopa Meravigliante, il Centro Basaglia, la Biblioteca Psichiatrica ed il Museo delle Forme Inconsapevoli, inoltre questo documento prevede l’ampliamento delle funzioni sanitarie attraverso una Casa della Salute per il Levante.
Ad oggi ASL 3 ha intrapreso la strada per la costruzione della nuova “Casa della Salute”, tuttavia l’Accordo di Programma doveva essere seguito dalla redazione di un Piano Urbanistico Operativo¹⁶ (PUO). Questo documento definisce il sistema di proprietà e concessioni, immaginando il futuro urbano, sanitario, sociale, culturale ed economico dell’area.
Intanto il Coordinamento continua a fare pressione politica firmando il Patto per la Salute Mentale¹⁷ insieme a Regione Liguria, Comune di Genova, Municipio IX, ASL 3, Sindacati, Associazioni dei famigliari e degli utenti, Ordini Professionali ed altre associazioni. Questo “patto” prende forma il 7 maggio 2018, durante il convegno che celebra i 40 anni dalla Legge n.180. Esso è un passo decisivo che mette in luce l’impegno che la cittadinanza attiva ha manifestato in favore della rinascita culturale del complesso. Una rigenerazione che parte dalla cura del cittadino e da una profonda comprensione del disagio psichiatrico, diventando un “possibile modello di comportamento sociale positivo”¹⁸.
Il 27-28-29 settembre 2018 all’interno dell’Ex Ospedale Psichiatrico (Ex OP) si svolge la VII edizione di Quarto Pianeta a cura del Coordinamento per Quarto: questo evento dimostra che la rigenerazione dell’ex complesso manicomiale è possibile e tangibile. Durante queste giornate si articola un programma ricco di spunti culturali, sociali ed artistici. Il Festival dimostra che l’idea di Basaglia è ancora attuale e forse proprio in questa fase storica è di fondamentale importanza sensibilizzare la collettività sul tema della diversità. La Legge n.180 chiude i manicomi, aprendoli alla realtà esterna. Basaglia immaginava un luogo dove i malati potessero instaurare rapporti umani con il personale e la società, dove le diversità diventassero un valore e non un limite, dove la comunicazione potesse essere libera dalle sbarre fisiche e mentali, dove la vita venisse affrontata accettandone le contraddizioni, dove il confine tra “il sano” ed “il malato” fosse superato da una concezione più estesa dell’essere umano.
Applicare ai giorni nostri le idee raccolte nella “Legge Basaglia” può essere occasione di crescita non solo per i “folli”, ma sopratutto per i “sani”. Quest’ultimi vengono a contatto con il “diverso” per loro iniziativa, quindi è più facile generare un sentimento di accettazione attraverso attività formative di sensibilizzazione. Accostando servizi sanitari e territoriali a spettacoli ed eventi, si possono generare molteplici benefici per la città, ottenendo da parte dei visitatori esterni stimoli socio-culturali e il raggiungimento di una sostenibilità economica, donando a chi abita questi luoghi possibilità di integrazione e di scambio.
Il primo giorno di Festival si concretizza un concerto elettronico ideato dall’organizzazione CODE WAR, grazie al merito di Francesco Corica, che attraverso la musica, la street culture e le arti visive, riesce a far entrare i giovani all’interno dell’Ex OP. Inoltre Walk the Line, associazione nata nel 2016 sui piloni della Sopraelevata, chiama due artisti ai quali viene chiesto di interpretare lo spazio, durante l’evento, dipingendo uno dei muri della galleria interna. Lo stesso giorno vengono inaugurate due mostre artistiche ed una architettonica. Per quanto riguarda le mostre artistiche, sono stati dedicati ambienti differenti che rappresentano luce e suono, quest’ultimo interpretato da Mass Prod che ha creato un’istallazione acustica in loco, in aggiunta Maya Zignone ha rielaborato lo spazio ripensandone l’illuminazione e dialogando con esso mediante due opere luminose.
Invece la mostra architettonica raccoglie i progetti sull’Ex Ospedale Psichiatrico di Quarto realizzati dagli studenti del Dipartimento di Architettura e Design (Genova), del Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale (Genova), dell’Architectural Association (Londra) e della Columbia University (New York). La chiave di lettura della mostra è la conferenza congiunta, durante la quale intervengono i professori che hanno seguito i corsi di progettazione presi in considerazione, esponendone le finalità: Valter Scelsi (Università degli studi di Genova), Adriano Magliocco (Università degli studi di Genova e collaboratore della Columbia University) ed Enrico Pinna (Unit staff Architectural Association). Alla conferenza partecipa anche Lucio Ruocco, architetto che ha condotto numerose analisi progettuali sul complesso di Quarto, Luca Dolmetta, dottorato in Tecnologia del Recupero Edilizio ed Ambientale e Paolo Brescia che con lo studio OBR lavora alla progettazione del PUO. Il dibattito assume sfumature oniriche e risulta evidente che ogni progettista abbia la propria visione dell’Ex OP, tuttavia emergono alcuni punti di contatto tra i relatori, per quanto riguarda i collegamenti, la qualità architettonica, le contraddizioni, l’attraversamento e la collocazione strategica.
Alla luce della partecipazione attiva nell’organizzazione di questo evento, seguita dalla presentazione della conferenza sopracitata e dall’allestimento della mostra di progetti, ho sviluppato una personale visione di questo luogo.
Prima di tutto bisogna chiarire una cosa: l’Ex Ospedale Psichiatrico di Quarto deve trovare la rinascita seguendo le linee guida dell’Accordo di Programma. Quindi il rilancio sociale del manicomio non è un capriccio di qualche cittadino premuroso, ma è una realtà che deve essere appoggiata dalle Istituzioni.
L’Accordo specifica che l’Ex OP deve essere trattato come un unicum e che le parti interessate (Regione, Comune, Municipio, ASL, A.R.T.E. e Coordinamento per Quarto) lavoreranno insieme nella realizzazione del progetto. La volontà di una struttura unificata si manifesta anche nel punto dell’Accordo dove si accenna alla necessità di un impianto energetico centralizzato. Attualmente sono presenti soluzioni differenti ed un uso sconsiderato dell’energia. Il documento in questione propone l’utilizzo di energia rinnovabile, come pannelli solari, che sarebbero molto efficienti data la posizione dell’immobile ed inoltre potrebbero essere finanziati da fondi europei.
Nonostante la volontà di unificare il progetto, l’Accordo di Programma ed il PUO dividono il “Vecchio Istituto” in 4 settori (vedi immagine “Ex Ospedale Psichiatrico_Masterplan” nella gallery).
Settore 1: 23089 mq di proprietà ASL, nella quale dovranno essere predisposte attività sanitarie e servizi pubblici, le ulteriori funzioni ammesse come esercizi commerciali e connettivo urbano rientrano nei valori massimi consentiti. Sempre all’interno del Settore 1 viene specificato che i padiglioni 15, 16, 17 e 21 dovranno essere assegnati al Comune di Genova, il quale dovrà concederli alle attività formative di ASL, al Municipio, al Centro Sociale, alla raccolta di documenti amministrativi della struttura psichiatrica, alla Biblioteca Psichiatrica, alla raccolta delle testimonianze delle attività che si sono sviluppate all’indomani della riforma Basaglia, con particolare attenzione alle opere del Museo delle Forme Inconsapevoli. In sostanza questi padiglioni sono destinati ad attività socio-culturali che vanno ad integrare quelle sanitarie.
Settore 2: 10726 mq di proprietà A.R.T.E. Genova, l’ente procederà all’attuazione del PUO individuando, tramite procedure di evidenza pubblica, un Soggetto terzo interessato all’acquisto dei beni ed alla loro successiva trasformazione. Questa trasformazione prevede principalmente una funzione residenziale/alberghiera ma anche esercizi commerciali ed uffici nel rispetto dei limiti dimensionali.
Settore 3: 8617 mq di A.R.T.E. che anche qui dovrà trovare un Soggetto terzo interessato all’acquisto dei beni ed al loro sviluppo operativo; infatti il PUO prevede la demolizione della “palazzina C”, della centrale termica, della riserva idrica e della canna fumaria, dichiarate “incongrue” dal punto di vista architettonico-ambientale. Una volta “ripulito” il Settore si potrà iniziare con la costruzione di nuovi edifici ad uso residenziale.
Settore 4: 26885 mq di spazio verde destinato alla fruizione pubblica per il tempo libero ed a servizi pubblici di quartiere per il verde urbano attrezzato. Ciò nonostante, le previsioni che riguardano l’area saranno attuate da parte dei Soggetti Attuatori degli interventi che riguardano i Settori 2 e 3 sopra riportati, di attuale proprietà di A.R.T.E. Genova.
Il complesso di Quarto è a tutti gli effetti una città dentro la città, non solo per le sue dimensioni considerevoli (70.000 mq), ma anche per la sua conformazione. All’interno del manicomio è addirittura presente una chiesa, la quale attribuisce al complesso il diritto di auto-proclamarsi cittadina indipendente, come succedeva nei piccoli borghi sparsi per l’Italia. Il problema è che questo borgo è imprigionato dentro le sue stesse mura e Genova sembra essersi accampata attorno, in attesa che gli assediati muoiano di fame.
Lavorando sull’Ex Ospedale Psichiatrico, bisogna necessariamente focalizzarsi sul collegamento con la città esterna, definendo la sua collocazione fisica e ridefinendo la sua immagine simbolica.
Esistono, nel PUO del “Nuovo Istituto”, tutte le caratteristiche viarie che collegano l’Ex Ospedale alle principali arterie cittadine, come Corso Europa che scorre adiacente alla struttura. Tuttavia manca l’organismo di percorsi secondari che, a mio avviso, dovrebbe sfruttare il bosco che circonda il complesso. Questa cintura verde che oggi si presenta come una selva inaccessibile, dopo la bonifica potrebbe trasformarsi in parco a servizio delle attività interne (riabilitazione, deambulazione, laboratori, attrezzatura sportiva, ecc…) ed allo stesso tempo favorire il quartiere esterno (spazi dedicati ai Licei Marco Polo e Paul Klee, concerti, giochi per bambini, percorsi ginnici, orti urbani, ecc…). Il parco dovrebbe essere attraversabile completamente, così come il manicomio, ma come ho illustrato nella sintesi del PUO, la zona verde del Settore 4 deve essere gestita dai Soggetti che acquisiranno i Settori 2 e 3, invece l’area boschiva che completa il parco è di proprietà di CDP, quindi risulta piuttosto difficile trovare una direzione comune. Si cerca un espediente nella Proposta di Deliberazione¹⁹, discussa in Consiglio Comunale l’11 luglio 2013, dove l’Assessore all’Urbanistica Stefano Bernini chiede di modificare il Piano Urbanistico Comunale (PUC). Ciò nonostante, non vengono messe in risalto le potenzialità urbane del parco, offrendo una proposta, a mio parere, non adeguata e senza un’idea paesaggistica di rilievo che possa sfruttare la posizione privilegiata dell’area e le differenti curve di livello.
Ad ogni modo, siccome A.R.T.E. deve trovare Soggetti terzi interessati all’acquisto del Settore 2 e 3, sembra evidente che Cassa Depositi e Prestiti sia un candidato appetibile, in quanto interessato al complesso perché già proprietario di parte di esso, mi riferisco ai 51966 mq che comprendono il “Nuovo Istituto”, la “Casa delle Infermiere”, la “Palazzina ex Direttore” e la “Palazzina ex Sert”. Quindi, nella logica imprenditoriale, CDP potrebbe spingere su un ulteriore investimento comprando anche il Settore 2; acquistandolo con alcune condizioni contrattuali favorevoli ed utilizzando, ad esempio, il Fondo Investimenti per la Valorizzazione²º. Il Fondo, diretto da CDP, è finalizzato all’acquisto di immobili di proprietà degli Enti pubblici e delle società da essi partecipate e controllate, anche indirettamente. Questo Fondo è accessibile solamente in caso di asta andata deserta e di un valore massimo dell’operazione che non superi i 30 milioni di euro. È esattamente la situazione di A.R.T.E. che aveva messo all’asta il Settore 2 per 10 milioni di euro.
Questa operazione permetterebbe una gestione unitaria del progetto, sia per quanto riguarda il parco intorno all’area, che sarebbe di proprietà di un’unica società, sia per quanto riguarda gli interventi architettonici di recupero e rigenerazione. Addirittura si potrebbe accedere al Fondo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che CDP coordina, indirizzato alla realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari. “I progetti per le nuove residenze, immediatamente realizzabili e dotati di standard qualitativi predefiniti, non solo forniscono alloggi a canone agevolato, ma prevedono altri servizi complementari a supporto dei giovani ospiti: biblioteche, sale ricreative, palestre e zone comuni, preservando il valore urbanistico di immobili esistenti in stato di abbandono o scarso utilizzo”²¹.
Un’altra soluzione finanziaria sarebbe quella di usufruire del Fondo Investimenti per l’Abitare, sempre gestito dal Gruppo CDP, che ha come obbiettivo quello di “realizzare case a costi accessibili, destinate alle famiglie che non trovano sul mercato la casa adatta, con redditi superiori a quelli che danno accesso all’edilizia residenziale pubblica. Giovani famiglie, genitori separati, lavoratori e anziani che in gergo si definiscono la “fascia grigia” e sono destinati a rappresentare una fascia di consumo sempre più folta in futuro”²².
Tutte queste possibili destinazioni d’uso rispettano i vincoli del PUC e del PUO attuali.
Dal punto di vista organizzativo l’acquisizione del Settore 2 e quindi l’assimilazione del Settore 4, possedendo già il “Nuovo Istituto” e la sezione urbana che lo comprende, donerebbe al Gruppo Cassa Depositi e Prestiti la possibilità di agire più liberamente, nel limite del PUO. Inoltre renderebbe l’investimento iniziale più sicuro, perché dipendente solamente dalla loro responsabilità e non anche dalle decisioni degli eventuali Soggetti Attuatori del Settore 2 e 3. Il PUO prevede attività commerciali all’interno del Settore 2, che saranno necessarie anche agli utenti delle palazzine già in loro possesso, quindi avrebbero l’occasione di attuare un processo di economia sostenibile.
A questo punto credo che non si debba intraprendere la costruzione delle residenze previste dal PUO nel Settore 3, che a mio avviso non sono necessarie, sia dal punto di vista architettonico che dal punto di vista commerciale. Infatti CDP avrebbe a disposizione per uso residenziale/alberghiero: il “Nuovo Istituto” e le residenze che ne amplieranno la struttura, la “Casa delle Infermiere”, la “Palazzina ex Direttore”, la “Palazzina ex Sert” ed a questo punto il Settore 2, quindi considerando il mercato immobiliare genovese queste soluzioni sono più che sufficienti. Piuttosto utilizzerei il Settore 3 per espandere il parco, che come ho descritto prima dovrebbe accogliere una serie di funzioni urbane e servizi territoriali. Tuttavia, all’interno del PUO l’area nel suo insieme viene divisa in più settori e se ne perde il significato, quando per ragioni topografiche e progettuali lo spazio liberato dalle demolizioni previste nel Settore 3 potrebbe favorire lo sviluppo del Settore 4 e degli spazi verdi progettati per il “Nuovo Istituto”, in sostanza permetterebbe l’utilizzo del parco urbano nella sua interezza.
La centralizzazione dell’investimento deve essere favorita da tutte le parti coinvolte, cercando un equilibrio tra pubblico e privato. Il compromesso è rappresentato perfettamente da Cassa Depositi e Prestiti che pur essendo una società per azioni, quindi controllata in parte da fondazioni bancarie, è gestita per l’83% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Bisogna specificare che il principale impiego delle risorse finanziarie di CDP è costituito dai prestiti verso lo Stato e le amministrazioni locali, inoltre dalla partecipazione in progetti immobiliari, infrastrutturali e finanziari ritenuti strategici per lo sviluppo dell’economia nazionale. La società si occupa del finanziamento di opere, di impianti, di reti e di dotazioni destinati alla fornitura di servizi pubblici e alle bonifiche. CDP gestisce il finanziamento degli investimenti statali e di altri enti pubblici, quali regioni, enti locali o comunque strutture affiliate allo Stato, utilizzando come fonte principale di provvista la raccolta del risparmio postale. “La raccolta complessiva di CDP SpA, aggiornata al 2017, è di €340,5 miliardi, dei quali €252,8 miliardi in raccolta postale. Nel corso del 2017, il Gruppo CDP, ha mobilitato e gestito risorse per circa €34 miliardi”²³.
Da un punto di vista strategico, Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe avere tutti gli interessi nella rigenerazione totale del complesso, che si sposa perfettamente con la politica d’investimento del gruppo. Infatti la società finanziaria, in un comunicato stampa che mette a disposizione la “Casa delle Infermiere” agli sfollati del Ponte Morandi, dichiara: “CDP è particolarmente vicina alla città di Genova e conferma l’impegno a sostenere la crescita economica della città e del territorio ligure, in cui opera, in costante collaborazione con il Comune e con la Regione, attraverso le attività del Gruppo e delle società partecipate Fincantieri e Ansaldo Energia”²⁴ .
La Giunta Bucci avrebbe l’occasione di trovare accordi con un’importante istituzione finanziaria, aiutandola nelle tempistiche e negli investimenti, attuando allo stesso tempo un’operazione di carattere sociale. Questo “equilibrio” tra politiche di destra e di sinistra è in linea con l’impostazione strategica dell’attuale Governo e della stessa Giunta.
Per quanto riguarda il Settore 1, ASL si è già dotata degli strumenti di finanziamento utili all’occupazione ed al recupero della maggior parte dei padiglioni; ma il 15, 16, 17 ed il 21 sono dedicati anche ad attività socio-culturali che vanno a completare le funzioni sanitarie. Queste attività esistono già e lavorano in sincronia da diversi anni, è necessario che vengano ascoltate le loro istanze perché rispondono esattamente alle necessità del luogo. Detto ciò, servono soldi per promuovere la cultura. A questo proposito, il 3 Settembre 2018, CDP ha sottoscritto un accordo di garanzia²⁵ con il Fondo Europeo di Investimenti nell’ambito della Cultural and Creative Sectors (CCS) Guarantee Facility del Programma “Europa Creativa”. Questo supporto dell’Unione Europea alle imprese dei settori culturali e creativi è attivo per la prima volta in Italia grazie all’iniziativa lanciata da CDP nella sua qualità di Istituto Nazionale di Promozione. Elaborando progetti sviluppati con le associazioni esistenti all’interno dell’Ex OP, ad esempio, le piccole medie imprese attive nei settori culturali e creativi potrebbero disporre di finanziamenti fino a 300 milioni di euro.
Oltre a ciò, il Comune di Genova, una volta entrato in possesso degli spazi, potrebbe accedere a risorse come il Fondo per l’attuazione del programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana o la sicurezza delle periferie²⁶, garantito da CDP, finanziando così la restaurazione dei padiglioni che verranno occupati dal Coordinamento e dai “Servizi di Quartiere”. Perciò, anche in questo caso, l’intervento unitario del Gruppo CDP potrebbe portare vantaggi al loro stesso investimento promuovendone la realizzazione su tutti i livelli.
Proseguendo su questa linea, CDP potrebbe mettere in campo la struttura di Quarto nel circuito di finanziamenti promossi dall’European Association of Long-Term Investors (Elti), commissione composta dalle maggiori istituzioni finanziarie pubbliche europee. L’investimento, focalizzato sul settore delle infrastrutture sociali, verte alla ricerca di nuovi modelli di azione, capaci di catalizzare risorse pubbliche e private per raggiungere uno scopo comune, per restituire alla cittadinanza opere e progetti indispensabili e per migliorare il benessere collettivo. Al fine di raggiungere tale obiettivo, CDP guida la Task Force incaricata di attuare il cosiddetto “Piano Prodi” (150 miliardi di euro). “La Task Force parte dall’assunto che le infrastrutture sociali (in particolare sanità, education e social housing) abbiano una serie di caratteristiche specifiche, tra le quali la componente di “bene pubblico” e, storicamente, una minore partecipazione dei privati nel loro finanziamento: l’obiettivo sarà esplorare quanto tali caratteristiche possano essere oggetto di policy particolari e di modelli finanziari ad hoc”²⁷.
È chiaro che l’Ex Ospedale Psichiatrico di Quarto abbia tutte le caratteristiche finanziarie, amministrative, urbanistiche e sociali, che suggeriscono la previsione di un rientro economico e di un attivo sul lungo termine.
Per fare in modo che la rigenerazione dell’Ex OP accada attraverso queste modalità, il PUO deve fondersi con le dinamiche esposte precedentemente. Quindi bisognerebbe integrare il Progetto Unitario²⁸, che tenta di sintetizzare il Piano Urbanistico Operativo concernente il “Vecchio Istituto” e quello del “Nuovo Istituto”, valutando una nuova visione d’insieme che possa rispondere meglio ad una fattibilità economica. Inoltre è di fondamentale importanza entrare nel merito progettuale più profondamente, così da promuovere una rigenerazione controllata fin dal principio. Il PUO deve essere uno strumento di promozione urbana ma anche di tutela, non si dovrebbe immaginare quella parte di città come un qualcosa di frammentato.
Il parco, nella sua interezza, deve essere progettato definendo, ad esempio, che la prosecuzione degli assi del “Vecchio Istituto” si estenda lungo la collina arrivando a toccare la città o che comunque il verde sia attraversabile completamente e funzionale alle attività del territorio.
I mezzi pubblici dovrebbero comunicare direttamente con l’interno della struttura, inglobando la fermata esistente in Via Domenico Cimarosa, angolo Via Giovanni Maggio (linee 16, 17 e 513), che è coinvolta nelle opere di urbanizzazione del PUO ma di cui non viene assorbita pienamente la potenzialità strategica. L’accessibilità e l’attraversamento devono essere elementi progettuali fondanti, prendendo in considerazione il rapporto tra l’esterno con l’interno, l’interno con l’interno e l’interno con l’esterno.
Si dovrebbe predisporre che una percentuale dei servizi commerciali, inseriti nel Piano, debbano favorire l’introduzione lavorativa dei pazienti; la sfera sanitaria deve necessariamente essere integrata con il resto delle attività e viceversa.
Gli sfollati di Via Porro che sono stati sistemati nella “Casa delle Infermiere”, a causa del crollo del Ponte Morandi, stanno già popolando l’area e quindi rigenerando il complesso. È chiaro che le residenze siano indispensabili al fine di rendere vivo il luogo, però all’interno di quel numero elevato di appartamenti ce ne potrebbero essere alcuni, indicato nel Piano Urbanistico, destinati a residenze per artisti o ad eventuali ospiti che possano integrare le attività di formazione già presenti nella struttura.
Le corti del “Vecchio Istituto”, in totale nove, nel PUO sono immaginate come un sistema di “piazze” polifunzionali interne alla città, ricercando una mixitè ed attribuendo ad ogni polo una dimensione diversa in base alle necessità delle funzioni ospitate. Il Piano Urbanistico dovrebbe spingersi nella definizione architettonica di queste “piazze”, progettandone la ridefinizione funzionale, quindi collaborando con la Soprintendenza al fine di trovare il miglior modo di integrare nuovi utilizzi.
Il modello architettonico impone una percezione dell’edificio che si sintetizza in una scacchiera composta da nove quadrati. Con particolare attenzione al centro della scacchiera, che nell’Accordo di Programma assorbe tutti i servizi pubblici. Dato l’affaccio simultaneo su corti diverse, i padiglioni generano un sistema di “piazze” piuttosto interessante: quattro corti mono-funzionali (due di CDP e due di ASL, tutelandone la privacy), due corti bi-funzionali (che collegano CDP ed ASL con le realtà presenti nella struttura), due corti poli-funzionali (dove il dialogo tra le parti si realizza nell’incontro) ed una corte centrale, nella quale la sfera pubblica, privata e sanitaria, si fondono nell’ascolto del luogo e delle persone che lo vivono. In particolare, anche la chiesa si affaccia su quest’ultimo spazio (padiglione 16) e potrebbe fondersi con la proposta culturale del Coordinamento (concerti, installazioni artistiche, esposizioni, conferenze, ecc…), mettendo a disposizione il proprio valore architettonico e sociale contribuendo alla partecipazione.
In conclusione, sono convinto che la rigenerazione dell’Ex Ospedale Psichiatrico di Quarto sia già in atto, anche se in passato solo l’impegno della cittadinanza attiva ne ha evidenziato le potenzialità e la concretezza. Di conseguenza il 22 ottobre 2018, l’Assessore al Bilancio e Patrimonio, ovvero Pietro Piciocchi, ha partecipato all’Assemblea del Coordinamento per Quarto dimostrandosi interessato alla questione, chiedendo di aprire un tavolo istituzionale al fine di organizzare la gestione dei padiglioni centrali. Questi ultimi (padiglioni 15, 16, 17 e 21), potrebbero essere amministrati secondo uno strumento del comune chiamato Amministrazione Condivisa²⁹, altrimenti mediante una concessione alle associazioni che fanno parte del Coordinamento raggruppate sotto un Consorzio. In sostanza, l’incontro con il Comune riconoscerà ai cittadini la capacità di attivarsi nell’interesse generale autonomamente, oppure in gruppo, regolamentandone l’applicazione pratica e giuridica. Questo permetterà al Coordinamento di partecipare ai bandi, come il Bando CivICa³º della Compagnia di San Paolo, che offre investimenti al miglior progetto di Cultura ed Innovazione Civica. Il Coordinamento si sta già muovendo insieme ad altre realtà, come la Giovine Orchestra Genovese (GOG), verso la definizione di tutta la documentazione necessaria per partecipare al suddetto Bando. Inoltre sta selezionando i progetti che sono stati raccolti nella Call per Progetti Culturali terminata il 12 ottobre 2018; questa campagna lanciata su Facebook ha aumentato l’interesse dell’opinione pubblica riguardo al tema dell’Ex OP, sono state inviate 115 proposte progettuali da singoli o da gruppi di persone, tutti concernenti la riqualificazione della struttura di Quarto.
Il 25 ottobre 2018, è stata finalmente approvata la delibera³¹ con la quale si conclude la fase di progettazione urbanistica dell’Ex OP, formalità che si attendeva da anni, perciò l’assetto di proprietà contenuto nel PUO è stato ufficializzato.
La collettività, e di conseguenza le Istituzioni, sembrano essersi accorte che data l’eccezionalità del sito, il valore sociale e quello economico potrebbero crescere l’uno in funzione dell’altro. A Quarto potrebbero guadagnarci tutti, dall’impresa all’Amministrazione, dai pazienti agli operatori, dal quartiere alla città. Tutto quello che serve è una visione comune, “Insieme”.
¹ M. Bottaro, I santuari della follia. Le istituzioni manicomiali genovesi dall’800 ad oggi, Genova, Provincia di Genova, 1980.
² Manicomio provinciale di Genova, Genova, Provincia di Genova, 1894.
³ Bottaro, I santuari della follia cit.
⁴ U. Maccabruni, Sulla sistemazione degli alienati poveri nella provincia di Genova, Genova, XII Congresso della Società Freniatrica Italiana, 1904.
⁵ I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento. Manicomio provinciale di Genova a Quarto al Mare, a cura di C. Ajroldi, M. Crippa, G. Doti, L. Guardamagna, C. Lenza, M. Neri, Firenze, Mondadori Electa, 2013, pp. 120-124.
⁶ Relazione di indagine sul Manicomio provinciale di Quarto, Genova, Commissione di indagine sui manicomi, 1910.
⁷ ASPGe, Categoria VII, Sottocategoria VII.5, Cartella n.51.
⁸ L. 18 marzo 1968, n.431, Provvidenze per l’assistenza psichiatrica.
⁹ Franco Basaglia, L’istituzione negata, Milano, Einaudi, 1968.
¹º Libro bianco sui manicomi genovesi, Genova, Cgil-Cisl-Uil, 1974.
¹¹ Carta dei diritti dei ricoverati, Genova, Provincia di Genova, 1975.
¹² L. 13 maggio 1978, n.180, Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori.
¹³ L. 23 dicembre 1978, n.833, Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale.
¹⁴ L’Ex Ospedale Psichiatrico di Genova Quarto, Genova, Coordinamento per Quarto, 2017.
¹⁵ Testo Accordo di Programma Ex OP Quarto, www.urbancenter.comune.genova.it, ultima modifica 29/11/2013, data di consultazione 09/07/2018.
¹⁶ Strumenti urbanistici d’attuazione PUO, www.comune.genova.it, ultima modifica 02/01/18, data di consultazione 27/06/2018.
¹⁷ La città che cura, Patto per la Salute Mentale, Genova, 2018.
¹⁸ Amedeo Gagliardi, Un patto per la salute mentale, la cura è anche sociale, «La Città», 3, 2018, p. 14.
¹⁹ Proposta di Deliberazione 09 luglio 2013, n. 2013-DL-225, Direzione Urbanistica, SUE e Grandi Progetti.
²º Fondo Investimenti per la Valorizzazione, www.cdp.it, data di consultazione 16/09/2018.
²¹ Residenze per studenti universitari, www.cdp.it, data di consultazione 21/09/2018.
²² Social e Smart Housing, www.cdp.it, data di consultazione 04/09/2018.
²³ Cassa Depositi e Prestiti, www.wikipedia.org, ultima modifica 30/08/2018, data di consultazione 18/09/2018.
²⁴ Comunicati stampa: Ponte Morandi: CDP e Comune di Genova mettono a disposizione una struttura ricettiva per ospitare le famiglie colpite dal crollo, www.cdp.it, ultima modifica 18/08/2018, data di consultazione 20/09/2018.
²⁵ Comunicati stampa: Finanziamenti per €300 milioni alle PMI italiane dei settori culturali e creativi, www.cdp.it, ultima modifica 18/08/2018, data di consultazione 20/09/2018.
²⁶ Bando per la riqualificazione urbana e la sicurezza, www.governo.it, ultima modifica 25/05/2016, data di consultazione 15/09/2016.
²⁷ CDP nella Task Force europea per lo sviluppo delle infrastrutture sociali, www.cdp.it, ultima modifica 13/02/2017, data di consultazione 27/09/2018.
²⁸ Progetto Unitario, www.comune.genova.it, 2018.
²⁹ Amministrazione Condivisa, www.comune.genova.it, ultima modifica 28/06/18, data di consultazione 25/10/2018.
³º Il nuovo Bando Civica-Progetti di Cultura e Innovazione Civica, www.compagniadisanpaolo.it, ultima modifica 24/09/2018, data di consultazione 09/10/2018
³¹ La Giunta comunale approva la delibera di conclusione della fase di progettazione urbanistica dell’area dell’Ex Ospedale Psichiatrico, www.comune.genova.it, ultima modifica 26/10/18, data di consultazione 28/10/2018.