Avete presente le frasi rivolte a chiunque abbia un minimo di buon senso, che con tono di sfida vengono vomitate sui social oppure, cosa ancora più preoccupante, dichiarate da alcuni esponenti dell’attuale governo? Frasi riferite ai migranti come: “prendeteli a casa vostra!”, o anche, “ospitali a casa tua i profughi!”. Come se questo potesse avere un qualche minimo significato all’interno di un dibattito politico collettivo, come se la questione della sanità o dei trasporti pubblici potesse essere risolta con un “i malati curali a casa tua!”, oppure, “i pendolari portali a lavoro con la tua macchina!”.
Ecco, io sono cresciuto con un extracomunitario in casa, e vi assicuro che non è poi così male.
Emmanuel Komakech nasce nel 1972 nella capitale Ugandese, Kampala, sulle sponde del Lago Vittoria. Cresce in una famiglia numerosissima, composta da 8 fratelli, altrettanti zii e una trentina di cugini, situazione abbastanza comune nel continente africano. Nel 1976 a seguito della salita al potere del dittatore Idi Amin Dada¹ l’intera famiglia è costretta a fuggire in Kenia, poi in Zambia ed infine in Tanzania. La lunga migrazione si conclude nel 1980 quando possono tornare in Uganda, subito dopo la caduta del tiranno, infatti il padre di Emmanuel è un professore universitario, quindi rappresenta una tra le principali minacce agli occhi di un potere dittatoriale che vuole mantenere il controllo di un Paese ignorante.
Dopo aver concluso i suoi studi liceali, Emmanuel decide di studiare Ingegneria Elettronica, così riesce a trovare un accordo con l’Ambasciata Italiana in Uganda che promuove uno scambio didattico tra i due paesi. Frequenta un corso di italiano, supera il test di ingresso dell’Università di Pavia e nel 1994 inizia gli studi di Ingegneria con un visto per studenti; sua sorella, che già studia Medicina in Italia, lo aiuta con l’inserimento e i documenti necessari all’immatricolazione.
Il senso di responsabilità nei confronti della sua famiglia lo accompagna fino alla laurea, passando attraverso numerose difficoltà. Il primo impedimento è quello economico, infatti Emmanuel non può accedere ad una borsa di studio, perciò è costretto ad alternare scuola e lavoro per pagarsi cibo, vestiti ed affitto. Durante gli anni intensi e difficili dell’Università svolge qualsiasi tipo di lavoro: assemblaggio, facchinaggio, servizio di sicurezza in locali ed eventi, meccanico, antiquariato, giardinaggio, traslochi e raccolta della frutta nei campi. Tutto questo ovviamente pagato in nero, e quando chiede di essere messo in regola viene sistematicamente allontanato. Finalmente nell’ultimo periodo universitario riesce a trovare un lavoro che gli garantisca un contratto regolare come “Assistente a Educatori” all’interno dell’Istituto Milanese Martinitt e Stelline², il quale si occupa dell’accoglienza, protezione, mantenimento, istruzione, sviluppo psicofisico e formazione professionale dei minori in difficoltà. La Comunità Educativa accoglie bambini ed adolescenti, italiani e non, temporaneamente privi dei riferimenti familiari o allontanati dalla famiglia dal Tribunale dei Minori. Durante questa esperienza Emmanuel impara molto sulle culture delle diverse nazionalità, aiuta molti giovani nel processo di reinserimento sociale e lavora i turni di notte, così ha la possibilità di assistere alle lezioni universitarie durante il giorno, riuscendosi finalmente a laureare.
Dopo un percorso universitario complicato però deve trovare un lavoro. Manda centinaia di curriculum in moltissime realtà italiane, però non viene quasi mai preso in considerazione. Finalmente un’azienda milanese sembra essersi interessata al suo profilo e dopo un colloquio decidono di assumerlo. Il rapporto con i colleghi è ottimo fin da subito, tanto che, ancora oggi, lavora nello stesso posto.
L’azienda si chiama Myenergy³ e si occupa di progettazione, installazione e collaudo di impianti fotovoltaici. Lo scopo dell’azienda è lo sviluppo di soluzioni sostenibili che puntino all’efficienza energetica, allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili ed al rispetto dell’ambiente. Myenergy rispetta tutte le leggi e i regolamenti concernenti salute, sicurezza, e ambiente, sviluppando soluzioni innovative volte al risparmio di energia e alla riduzione delle emissioni di CO2, per assicurare alle nuove generazioni un futuro sostenibile.
Nel caso particolare lui si occupa della progettazione e del monitoraggio degli impianti fotovoltaici, con particolare attenzione alle soluzioni di manutenzione degli stessi. Quindi non solo paga regolarmente i contributi allo Stato, ma ne contribuisce anche alla crescita in termini di innovazione energetica ed ambientale. Lui è un esempio di come l’integrazione possa valorizzare positivamente il nostro paese, su tutti i livelli.
Emmanuel ha 47 anni e da 12 è il compagno di mia madre.
Per gran parte della mia adolescenza ho vissuto insieme a loro (a 18 anni sono andato a vivere da solo) e più o meno direttamente ho assistito alle complicazioni che comporta essere un immigrato in Italia. Mi ricordo le code infinite in Questura che mi venivano raccontate con rassegnazione, sottolineando il fatto che la riuscita o meno della consultazione dipendesse strettamente da chi trovasse negli uffici in quel momento, ricordo che a causa di un sistema contorto e totalmente privo di semplificazione (abbastanza frequente in Italia) passava le giornate libere a catalogare i documenti richiesti dallo Stato, chinato per terra a consultare i fogli sparsi sul pavimento, come una moquette di carta. Ricordo le discriminazioni che ha subito e che subisce tutt’ora, anche se, dopo un iter burocratico biblico è riuscito ad ottenere la cittadinanza italiana giurando sulla nostra Costituzione⁴.
Lui rappresenta, almeno per me, la prova vivente che l’integrazione di un individuo nel nostro paese non solo è possibile, ma è anche una ricchezza sociale ed economica.
Ma perché vi parlo di lui? Io credo che l’integrazione non solo sia possibile e positiva, se gestita con i giusti mezzi, ma sono convinto anche che sia una necessità per il nostro Paese. Mi spiego meglio.
Prima di tutto esistono conseguenze generazionali (Baby Boom tra il ’45 e il ’64) che hanno sviluppato un bisogno fisiologico di nuovi contribuenti all’interno del nostro sistema pensionistico, altrimenti, per come è stato pensato, non può sostenersi. L’integrazione di nuovi individui è anche l’integrazione di nuovi contribuenti. A causa del target specifico degli immigrati, che generalmente si spostano in età lavorativa, lo Stato può trarne tutti i vantaggi⁵.
Poi ci sono delle implicazioni economiche che suggeriscono la necessità di nuova linfa all’interno del mercato nazionale, soprattutto per contrastare la continua recessione che ci contraddistingue. Se la politica trovasse il sistema di accogliere, attraverso una gestione regolamentata ed efficace, e poi riuscisse ad integrare le persone all’interno del tessuto economico, quest’ultimo crescerebbe in funzione del flusso in entrata, ovviamente mi riferisco ad una visione a lungo termine. È proprio del lungo termine di cui vorrei parlare, perché sembrerebbe che il dibattito politico si sia fossilizzato su una percezione reattiva al “problema” dell’immigrazione, mentre in questo caso è necessaria una reazione pro-attiva⁶.
Infine esiste una questione demografica fondamentale, strettamente legata ai punti precedenti. Infatti in Italia la natalità e più bassa della mortalità, siamo un paese in decrescita demografica e questo è riscontrabile anche nei bellissimi borghi sparsi per il territorio, che vengono progressivamente abbandonati o muoiono di morte lenta ed indolore. Poi esiste la situazione inversa al di fuori della nazione, ovvero un pianeta in continua crescita demografica, una popolazione mondiale che ormai conta circa 8 miliardi di individui. Siamo troppi e una ridistribuzione delle persone sulla superficie terrestre può essere vantaggiosa, sicuramente funzionale. Dal nostro punto di vista avremmo bisogno di nuovi abitanti da inserire in tutti quei villaggi e cittadine che stanno lentamente scomparendo. Un caso virtuoso in questo senso è stato l’episodio del “Modello Riace” promosso da Mimmo Lucano. Il sindaco di Riace è riuscito a coniugare la sfida dell’accoglienza con il rilancio della sua comunità. Per mezzo di un’ Integrazione Attiva, Riace ha contrastato lo spopolamento recuperando le case abbandonate e ha salvato i vecchi mestieri e le attività artigianali che sono state trasmesse ai nuovi arrivati. Ma il modello è esportabile? Lucano rispondeva così a questa domanda due anni fa in occasione del suo inserimento nella classifica della rivista ‘Fortune’ tra le 50 personalità più influenti al mondo (unico italiano): “Ci vuole gradualità”, ma, sottolineava, “dove prevale l’umanità, si tratta sempre di un modello esportabile”⁷.
Tuttavia in Italia la situazione è ben diversa, stiamo assistendo ad un meccanismo politico quasi perfetto. Matteo Salvini, che a differenza del suo elettorato non è totalmente ignorante in tema di immigrazione, sta costruendo una strategia politica inquietante. Seguite il ragionamento.
Salvini sta portando ai minimi storici i livelli di integrazione (blocco dei centri SPRAR⁸, abolizione protezione umanitaria, ecc..) sapendo bene che i flussi migratori non sono assolutamente controllabili, storicamente, si possono gestire ma non fermare. Perciò l’unica conseguenza di una chiusura sull’immigrazione non è la diminuzione dell’immigrazione, ma è l’aumento dell’immigrazione irregolare a discapito di quella regolare. Quindi, come la storia ci insegna, l’immigrazione irregolare porta i clandestini alla delinquenza, semplicemente perché non hanno altri mezzi per sopravvivere. Di conseguenza un domani quando, a causa delle sue politiche, il tasso d’immigrazione non sarà diminuito, ma sarà degenerato in criminalità, allora lui avrà ancora la possibilità di stare al potere, più forte di prima, additando i migranti come il nemico. Un personaggio che si fa chiamare “il Capitano” e che appare pubblicamente indossando le divise delle Forze dell’Ordine deve per forza avere un nemico, proprio per sopravvivere politicamente.
Il Decreto Sicurezza⁹ è inaccettabile ed è solo l’inizio di un disegno politico che deve essere fermato con tutti i mezzi a nostra disposizione; Emmanuel non avrebbe avuto la possibilità di diventare la persona che è se fosse stato applicato il Decreto nel momento del suo arrivo in italia, io non avrei avuto modo conoscerlo e tu non staresti leggendo questo articolo.
Al fine di intraprendere un’Integrazione Attiva nel nostro paese sono necessari tre interventi paralleli: Istruzione, Informazione e Politiche Sociali.
Prima di tutto dobbiamo educare i bambini all’accoglienza, insegnare la tolleranza e non l’indifferenza. Dobbiamo partire dalle famiglie e dalle scuole, insegnare l’Educazione Civica, i Diritti Umani, valorizzando l’opportunità delle classi miste.
Poi dobbiamo sensibilizzare l’Informazione, generando una “scuola giornalistica” all’altezza, che sia intelligente ed istruttiva e che non si pieghi alle tendenze politiche ma sopratutto che non sia succube delle preferenze dei lettori, scendendo a compromessi imbarazzanti per una manciata di click; sono loro che devono influenzare ed informare il pubblico e non il contrario.
Infine Politiche Sociali più eque, ma non solo a livello nazionale, sopratutto a livello internazionale. Se continuiamo a sfruttare i paesi più poveri, saccheggiando le loro risorse naturali e destabilizzando i governi locali, il flusso migratorio sarà sempre più ingestibile.
È come se non ci rendessimo conto che la causa di tutto questo siamo noi, l’Occidente, sia per quanto riguarda i migranti politici che quelli economici, siamo sempre noi la causa. Lanciamo il sasso, e non solo nascondiamo la mano, ma diamo anche la colpa al sasso. Succhiamo risorse senza dare niente in cambio, anzi, poi mettiamo in ginocchio la loro economia locale vendendogli a prezzi stracciati ciò che produciamo con le loro risorse, e come se non bastasse manteniamo instabilità politica per poter agire in questo modo. Dopodichè ci lamentiamo, come infanti obesi e capricciosi, che loro rivendichino i Diritti Umani Fondamentali, che peraltro abbiamo inventato noi.
“Eh no… per loro non valgono mica… belli eh i Diritti Umani… però valgono solo per noi!”.
In una Unione Europea che conta oltre 500 milioni di abitanti, dall’alto del nostro sistema di valori, ci rimbalziamo 47 disperati bloccati in mezzo al mare¹⁰, per causa nostra, che hanno la sola colpa di voler un futuro migliore. Ma anche se fossero 470 persone, o 4.700, o 47.000, dovremmo comunque riconoscergli il Diritto di Essere Umani.
Poi la Storia metterà insieme questi fatti e si faranno i conti con la “verità”, se siamo realmente noi quelli “buoni”.
Io credo che per quanto noi ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti.
¹ Idi Amin Dada, www.wikipedia.it, data di consultazione 27/01/2019.
² Servizi educativi per minori, www.iltrivulzio.it, data di consultazione 22/01/2019.
³ Soluzioni energetiche sostenibili per aziende, privati e enti pubblici, www.myenergy.it, data di consultazione 15/01/2019.
⁴ Procedura per Cittadinanza e Fasi, www.cittadinanza.biz, data di consultazione 10/01/2019.
⁵ L’economia dell’immigrazione: intervista a Carlo Devillanova, www.agora-magazine.com, ultima modifica 01/02/2019, data di consultazione 01/02/2019.
⁶ La politica dell’immigrazione: intervista a Giampiero Cama, www.agora-magazine.com, ultima modifica 01/02/2019, data di consultazione 01/02/2019.
⁷ Come funziona il “Modello Riace” di Mimmo Lucano, il sindaco ribelle alle “leggi balorde”, www.today.it, ultima modifica 02/10/2018, data di consultazione 03/01/2019.
⁸ Accogli migranti e ricevi fondi? Ora il dl Salvini dimezza i soldi, www.ilgiornale.it, ultima modifica 12/11/2018, data di consultazione 05/01/2019.
⁹ D. L. 4 ottobre 2018, n.113, Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonchè misure per la funzionalità del ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
¹⁰ Alessandra Ziniti, Sea Watch, Corte di Strasburgo chiede all’Italia assistenza ma non lo sbarco, www.repubblica.it, ultima modifica 29/01/2019, data di consultazione 30/01/2019.