“Taking action through architecture” è questo il motto del giovane studio milanese ABVM, fondato dall’architetto Bonaventura Visconti di Modrone, che da maggio dello scorso anno ha installato una piazza coperta nel campo profughi di Ritsona, a nord di Atene. Patrocinata dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, la Maidan Tent si inserisce nel panorama architettonico virando totalmente rispetto alla tendenza attuale e con l’intento primario di aiutare i profughi.
Why help through architecture?¹
Solamente in Grecia il numero di rifugiati si aggira intorno ai 60.000 e le strutture di accoglienza destinatevi sono ormai sull’orlo d’un collasso: tendopoli nate come sistemazioni temporanee diventano soluzioni definitive, in cui gli abitanti sono perennemente soggetti ad ogni tipo di fenomeno atmosferico, senza la garanzia di un riparo a tempo indeterminato.
La quantità di persone che è costretta a vivere in centri di accoglienza o in baraccopoli è destinato a salire drasticamente nei prossimi anni, e proprio con questa motivazione – secondo lo studio ABVM – il futuro dell’architettura non dovrà più essere legato ad un determinato tipo di lusso, bensì alla questione sociale².
Dopo due anni di sopralluoghi, test e confronti verbali con gli 800 abitanti del campo profughi di Ritsona, lo studio milanese ha avvertito la necessità di creare uno spazio pubblico che permettesse a tutti di vivere la collettività in un modo più sano.
Una volta soddisfatti i bisogni primari, quali mangiare e dormire, quello che solitamente manca ai campi è un luogo in cui la popolazione si possa riunire per socializzare e confrontarsi, in modo tale da poter superare il trauma migratorio.
Costretti ad abbandonare la propria casa per guerre e povertà, gli individui si ritrovano all’interno dei campi profughi costituiti solamente da serie infinite di tende e container ed anche per questo frequentemente in uno stato di alienazione e disorientamento.
La necessità di creare uno spazio in cui vivere e non sopravvivere, ha portato alla realizzazione della Maidan tent.
Il termine “maidan”, che in arabo significa “piazza”, rappresenta l’essenza del progetto, ovvero una vera e propria piazza circolare riparata in grado di racchiudere tutte le funzioni pubbliche necessarie al campo.
Posizionata nel centro del campo di Ritsona, la “nuvola gonfiabile”, così chiamata dai bambini che la vivono tutti i giorni, presenta una superficie di 200 mq e può ospitare un centinaio di persone, le quali possono sfruttarla al meglio a seconda della situazione: da punto di raccolta dove poter mangiare insieme a spazio ricreativo per bambini, da luogo di preghiera a mercato ortofrutticolo, da piccola scuola a centro medico.
Le molteplici possibilità che offre il tendone sono permesse, in primis, dalla struttura stessa: tale forma circolare è suddivisa in otto spicchi, ognuno dei quali prevede due aree concentriche che assolvono sia il compito di creare la privacy sia il ruolo partecipativo e aggregativo della piazza. Proprio la necessità di privacy è emersa dai numerosi confronti tra architetti e abitanti del campo; mentre gli uomini chiedevano un posto dove bere tè, giocare a carte e vendere sigarette, le donne volevano ambienti chiusi per la cura dei bambini e per riappropriarsi della propria femminilità. In particolare le richieste delle donne, caratterizzate dalla mancanza di privacy e dal perenne aumento di sporcizia, risultano sicuramente più difficili come temi da affrontare rispetto a quelli maschili³. Basti pensare che su 1,3 milioni di profughi in Europa ben il 32% di questi sono donne, da ciò è facile comprendere la necessità di progettare spazi dedicati esclusivamente a loro.
In merito all’aspetto tecnico, la Maidan Tent riporta un diametro di 16 metri ed un’altezza massima di 4 metri, con una struttura rigida in acciaio e alluminio, una copertura costituita da un tessuto in polisolfone (PES) e poliuretano (PU), resistente ad acqua, vento, neve e, nel peggiore dei casi, al fuoco. L’impianto all’avanguardia, patrocinato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) e realizzato con il sostegno di Arup Community Engagement (programma no profit della nota società d’ingegneria britannica), è facilmente trasportabile e durevole (come dimostrato da numerose prove), rapido da montare e smontare, nonché di facile manutenzione grazie alle componenti standardizzate e certificate. La struttura inoltre viene posata su un sottile basamento quadrato a motivi geometrici policromi che permette di delimitare con chiarezza l’area di pertinenza.
Quello che guida gli architetti Bonaventura Visconti di Modrone e Leo Bettini Oberkamsteiner in tutti progetti sono i 17 obiettivi delle Nazioni Unite⁴ per migliorare le condizioni di vita e per uno sviluppo sostenibile, in particolare la Maidan tent soddisfa due di questi obiettivi: creare comunità sostenibili e ridurre le disuguaglianze, motivo per cui è stata scelta la forma circolare in quanto priva di gerarchia.
Maidan Tent si inserisce all’interno di un filone di progetti che si contrappongono alla tendenza attuale legata quasi esclusivamente al lusso e al bello fine a se stesso, portando l’attenzione su temi legati alla migrazione e alla mancanza di strutture adeguate per gli invisibili della società.
Il futuro dell’architettura è rappresentato ancora dagli altissimi grattacieli: è forse il momento di guardare verso il basso?
¹ Maidan tent brochure, www.maidantent.org, ultima modifica 21/07/17, data di consultazione 18/01/19.
² Alessandra Muglia, Progettiamo piazze per i campi profughi, www.corriere.it, ultima modifica 06/01/19, data di consultazione 20/01/19.
³ Francesca Esposito, Architettura sociale, Ottobre 2018, www.domusweb.it, data di consultazione 17/01/19.
⁴ ABVM brochure, www.abvm.it, ultima modifica 14/10/2018, data di consultazione 21/01/19.