La monografia, edita da VERLAG SCHEIDEGGER & SPIESS, è un compendio completo che attraversa tutte le fasi di evoluzione di Peter Zumthor, prestando particolare attenzione ai progetti che ne hanno consacrato il Genio, illustrando con precisione oltre 40 edifici interamente progettati dall’Architetto svizzero.
Peter Zumthor è, ad oggi, una delle voci più importanti nel campo dell’architettura.
La sua formazione artistica inizia in casa, infatti, apprende dal padre ebanista i primi fondamenti d’Arte, che consoliderà attraverso gli studi alla Kunstgewerbeschule di Basilea, sua città natale.
Le collaborazioni non tardano ad arrivare e già dal 1968, ad appena due anni dalla laurea al Pratt Institute di New York comincia a collaborare con il Dipartimento per la Tutela e la Conservazione dei Monumenti nel Cantone dei Grigioni. Il rapporto, che proseguirà per quasi un decennio, lo vede protagonista di interventi a vario livello, occupandosi di restauri e dedicandosi allo studio di diversi centri abitati della regione, ideandone il recupero.
Sarà il 1978 l’anno di svolta per Zumthor, che aprirà il suo primo studio professionale, lanciando la sua carriera e divenendo personaggio di primo piano, riconosciuto dalla critica come talento indiscusso. A breve tempo dall’apertura dello studio, infatti, l’operato di Zumthor verrà molto apprezzato dalla critica internazionale, soprattutto grazie ad alcune sue famose opere, come l’ ampliamento della scuola di Churwalden, in cui la sua prassi architettonica prende forma definita, rinnovando completamente gli spazi a lui affidati per il rinnovo.
La consacrazione definitiva arriverà con la cappella di San Benedetto a Sumvitg, in pieni anni Ottanta, in cui Zumthor esprime tutto il suo potenziale, accostando elementi tradizionali a rigorose progettazioni in scala 1:1, ma soprattutto dimostrando una delle sue caratteristiche principali, che lo accompagnerà per tutta la vita professionale. Zumthor, infatti, comincerà da subito ad apporre un’attenzione maniacale ai dettagli che caratterizzano i suoi progetti, tanto che lui stesso dirà più tardi:
«I dettagli, quando riescono felicemente, non sono una decorazione. Non distraggono, non intrattengono, ma inducono alla comprensione del tutto, alla cui essenza necessariamente appartengono»
(Peter Zumthor, 2003)
L’attività progettuale, intensificatasi durante gli anni Novanta soprattutto per committenze estere, non è la sola, è proprio in quel periodo, infatti, che Peter Zumthor inizierà anche la carriera di docente, tenendo corsi nelle più importanti facoltà di architettura internazionali.
Peter Zumthor e la Materia
Dall’analisi del corpus di progetti disponibili, emerge, sin dalle origini, il particolare rapporto dell’Architetto con la materia. Da subito si nota, derivata dalla formazione di storico restauratore, l’attitudine ricorrente all’uso di materiali naturali, spesso lasciati in vista, modellati con cura e perizia, con una sorta di rispetto reverenziale delle curve naturali degli elementi scelti per le sue costruzioni.
L’Architettura di Zumthor è un perfetto esempio di congiunzione tra naturalità e minimalismo, come dimostra il Museo Diocesano Kolumba, a Colonia, in cui si scontrano la precisione delle linee essenziali dell’edificio principale e la ruvidezza della pietra che si traducono in un invito alla contemplazione, creando un’aura di storica solennità, nel cuore di Colonia. Il maestro svizzero riesce a combinare in un dialogo incessante il reale e l’incanto dell’Arte, origine del tutto e punto di partenza in ogni progettazione.
Il museo di Kolumba, una tra le sue opere più complesse, è rappresentativo del rapporto tra l’Architetto e l’Architettura, in questo caso – ma come in molti altri suoi progetti – interpretato attraverso etica e sensibilità, che lo contraddistinguono da sempre, portando a termine il compito di ordinare la collezione permanente del museo, che a sua volta è un percorso artistico attraverso diverse fasi della materia naturale declinata durante i secoli. Da questo punto di vista lo studio della pietra usata per la costruzione è esemplare, infatti, venne scelta dopo anni di studio, cercando di interpretare al meglio l’anima del luogo. Si giunse quindi alla soluzione ideale, una pietra unica nel suo genere tanto da assumere il nome di Kolumbastein (in italiano, pietra di Kolumba), fornitagli da un artigiano danese.
Il museo è solo uno dei molti esempi che costellano la vita dell’ Architetto svizzero, in grado di costruire un edificio in perfetto dialogo con ciò che ospita, potenziando ulteriormente il senso di astrazione immateriale che si prova, già dall’ingresso.
Dalla Materia alla Luce
Il museo di Colonia a cui abbiamo accennato poc’anzi, racchiude altre note indicative del rapporto particolare tra la persona di Peter Zumthor ed il progetto del museo. Gli scavi, cominciati negli anni Settanta, fecero emergere un sito archeologico di primario interesse storico, e forse fu proprio questo che spinse l’Architetto a cimentarsi in questa progettazione, che già dallo stato embrionale condensava la modellazione della materia, dal sito alla costruzione, portando alla luce non solo il contenuto, ma come già ricordato, il contenitore.
Così come la materia ed il rapporto con la superficie sono cruciali nella sua prassi, per ottenere la consueta eleganza e poesia architettonica, ed anche i materiali scelti, secondo accostamenti mai casuali, indirizzati alla scoperta di nuovi spazi e volumi, la luce, alla stessa maniera, plasma l’atmosfera, rivelando l’anatomia della costruzione, liberandone la vibrazione e ricercando quella trascendenza che collega il reale all’immaginario.
La luce, in questo senso, gioca un ruolo non secondario nella progettazione e realizzazione dei progetti dell’Architetto, che, non nasconde, in alcun progetto, l’attenzione spasmodica alla congruenza dell’illuminazione, come chiave di volta per la sua Architettura.
La luce, come detto, diventa fondamentale nell’analisi della prassi architettonica di Zumthor, considerandola sia come elemento a supporto della struttura, ma anche come centro della stessa, allo stesso tempo tangente e parallela al progetto.
I progetti e la vita di una figura così prolifica e geniale ancora oggi destano curiosità ed interesse, facendo di Zumthor un vero e proprio punto di riferimento per tutto il panorama architettonico moderno, tale da essere uno dei pochi artisti viventi a vantare una monografia dedicata che ripercorre tutto il suo percorso formativo ed esecutivo, fino agli anni recenti.
PETER ZUMTHOR 1985-2013. Buildings and Projects (5 Voll.), Verlag Scheidegger & Spiess, 2014:
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